· 

Il maltrattamento psicologico è una vera e propria forma di abuso, quali i campanelli di allarme?

 

Il maltrattamento psicologico è qual qualcosa in grado di distruggere completamente una persona. Un silenzio, uno sguardo freddo o un’occhiata di disprezzo possono fare molto male

 ( Maìa José Rodrìguez de Armenta ).

 

 

Chi perpetua violenza psicologica utilizza le parole come arma, si tratta di una forma di abuso, un abuso emotivo ed in quanto tale è qualcosa di reale ma non tangibile. Per violenza psicologica s’intende, infatti, una forma subdola di maltrattamento che ha come elemento comune un meccanismo di sopraffazione che nel tempo mina il valore personale, il senso di identità, la dignità e l’autostima di un’altra persona.

Se la violenza fisica è oggettiva al punto da lasciare spesso danni visibili sul corpo, la violenza psicologica entra nell'area della soggettività e, al pari di quella fisica, ha conseguenze devastanti per le donne, ma troppo spesso viene sottovalutata, ecco perché è fondamentale riconoscerla e trovare la forza ed il modo di uscirne.

Essa si presenta nel tempo come un modello di comportamento ricorsivo e la caratteristica della ripetitività giustifica l’impatto psicologico sulla vittima che si sente sempre più imbrigliata nella rete dell’abusante. 

La violenza psicologica non ha un aspetto specificatamente definito: i comportamenti, oltre a essere disparati, possono variare in intensità, in frequenza, risultare più manifesti o più celati ma comunque sempre ricorrenti, non è, infatti, caratterizzata da un unico episodio.

 

Sono, purtroppo, moltissime le donne che vivono relazioni tossiche pensando che siano la normalità dei rapporti, inconsapevoli di essere all'interno di una dinamica di coppia disfunzionale. È importante allora riconoscerla per aiutare le vittime a superarla ed uscire da questo meccanismo crudele e nocivo.

 

Critiche aggressive e manipolative

Innanzitutto la violenza psicologica viene perpetuata mediante critiche aggressive e manipolative. Maltrattare significa anche dire parole che fanno male, che denigrano e che non tengono conto dell’altro, del suo volere.

 

Le critiche aggressive rappresentano una vera e propria forma di violenza che agisce sulla vittima dall'interno mettendola nella condizione di non dover tradire le aspettative di chi fa la critica.

 

Tale forma di critica ha come fine ultimo quello di esercitare un controllo sul comportamento della vittima, in particolar modo sui suoi sentimenti facendo vivere l’abusata in una situazione emotiva caratterizzata da senso di colpa, ansia, senso di impotenza fino a comprometterne profondamente l’autostima.

 

Questa forma di abuso è caratterizzato da alcuni comportamenti ricorrenti:

  • continua svalutazione dell’attività esercitata dalla vittima (studio, lavoro, interessi personali);
  • commenti negativi rivolti all’abusata, ad esempio sul suo modo di vestire, che spesso sfociano in insulti veri e propri attraverso l’utilizzo di un linguaggio volto a sminuirla e a farla sentire piccola ed insignificante;
  • continui tentativi da parte dell’abusate di porsi in una condizione di superiorità rispetto all'abusata anche attraverso l’utilizzo di parole sarcastiche e a messe in ridicolo in situazioni sociali;
  • l’abusante incute sulla vittima continui sensi di colpa convincendola del fatto che sia lei la vera responsabile di tutto quello che sta succedendo. 

Il manipolatore agendo in tal modo riesce a far percepire alla donna le critiche come veritiere e a farla iniziare a dubitare di sé stessa e del suo valore. Si tratta di una tattica meschina - che nasce indubbiamente da una scarsa stima di sé stesso e da una incapacità totale di amare ed essere amato - con lo scopo di far sentire le compagne inadeguate e non altezza, così da essere ancora più legate e dipendenti da lui.

 

Controllo della vittima

L’abusante tratta male l’abusata ma allo stesso tempo mostra nei suoi confronti una gelosia eccessiva al fine di legarla a sé.

Generalmente, infatti, un uomo che esercita abuso emotivo sulla compagna è affetto da una insana gelosia non giustificata da dati oggettivi.

 

Si tratta infatti di una reazione istintiva che nasce da una profonda insicurezza e che si manifesta come una vera ossessione.

 

Questo atteggiamento nasce da una errata percezione della relazione amorosa: l'uomo pensa infatti di potere esercitare dominio e possesso nei confronti della compagna, non considerandola come una donna ma come una sua proprietà.

 

Concretamente, questa gelosia patologica si manifesta con reazioni esagerate e comportamenti ossessivi che rendono impossibile la vita della donna, minando ancora una volta la sua sicurezza e facendola sentire in colpa e inadeguata.

 

In particolar modo tale gelosia si riverbera in un perenne controllo della vittima che si manifesta attraverso: 

  • Il controllo degli spostamenti e pretesa di una risposta immediata a chiamate o messaggi;
  • Il controllo di internet, social network, email, messaggi e chiamate per monitorare le interazioni sociali;
  • La tendenza a impartire ordini e lezioni su ciò che è giusto fare in diversi ambiti, per esempio dal vestire al mangiare, scegliendo gli abiti da indossare quando esce o dicendo di non mangiare qualcosa perché non salutare;
  • Un comportamento imprevedibile: a esplosioni di rabbia si alternano momenti di grande affettività e gentilezza che lasciano confusa e disorientata la vittima;
  • Una gelosia patologica: tendenza a esercitare un dominio e un possesso nei confronti dell’altro. 

Accuse e negazione

Un altro atteggiamento tipico della violenza psicologica è la tendenza da parte dell’abusante ad attribuire alla vittima la causa della loro rabbia e del loro comportamento.

 

Spesso, infatti, l'abuso emotivo si esprime attraverso una modalità subdola: il gioco della vittima.

 

Il manipolatore in alcuni casi arriva a ricoprire il ruolo della vittima scaricando tutte le colpe e le responsabilità sull'abusata al fine di  avere la situazione sotto controllo e screditare la partner che si sentirà inadeguata e sempre più dipendente da lui. 

Generalmente infatti, la partner, dotata di grande empatia, non potrà fare a meno di cedere a questi subdoli ricatti, pensando effettivamente di essere la carnefice e mettendo in atto una serie di situazioni con lo scopo di riconquistare la sua fiducia.

 

Altrettanto ricorrente è la tendenza a contestare l’abuso da parte dell’abusante che nega di aver assunto un comportamento aggressivo o addirittura arriva ad accusare la vittima di aver reagito in maniera eccessiva, accusandola di prendere tutto troppo sul serio o di non avere senso dell’umorismo.

 

Infine non meno ricorrente è l’atteggiamento c.d. di gaslighting che consiste nella destabilizzazione della vittima attraverso la negazione di fatti realmente accaduti in maniera tale da spingerla a dubitare di sé stessa attuando una strategia comunicativa volta a farle credere di essere pazza.

 

Trascuratezza emotiva ed isolamento

Il manipolatore mostra atteggiamenti di indifferenza nei confronti della sofferenza e del bisogno di aiuto della vittima giudicato come eccessivo ponendo in essere la tattica del silenzio oppure assumendo comportamenti ambigui e poco chiari

 

La tattica del silenzio consiste nella tendenza ad interrompere la comunicazione ignorando i tentativi di dialogo della vittima.

Anche il silenzio, infatti, rappresenta un potentissimo abuso emotivo.

 

Si tratta infatti di un modo subdolo e meschino di scatenare nella vittima senso di colpa e di inadeguatezza con il semplice mezzo dell'indifferenza.

 

La vittima, infatti, non sentendosi presa in considerazione si convince di aver commesso qualche sbaglio e si ritrova in tal modo a chiedere scusa ed a tentare di far tornare le cose come prima.

 

L'indifferenza e la non comunicazione non fanno altro che provocare ansia, disagio e profonda insicurezza nella donna, si tratta, infatti di comportamenti che celano ancora una volta il tentativo da parte dell'abusante di dominare e manipolare la partner giocando con le sue emozioni.

 

L’abusante per accrescere i sensi di colpa e di conseguenza il controllo sulla vittima utilizza, altresì, tattiche ancora più subdole e spiazzanti consistenti in comportamenti ambigui e poco chiari per fare allarmare la partner e farle credere di essere colpevole di qualche gesto.

 

Discredito delle persone vicine alla vittima

Spesso le vittime di violenza in generale e psicologica nello specifico sono donne sole ridotte così dai propri partner che, sempre al fine di accrescere il loro dominio e il loro controllo sulla vittima, gettano discredito su tutte le persone che le circondano ( familiari, amici, colleghi …) oppure le mettono contro facendo appello alla loro instabilità psicologica. 

 

Ne consegue un vero e proprio isolamento della donna, che non fa altro che peggiorare la sua situazione e minarne ancora di più autostima e renderla sempre più dipendente dall'abusante.

 

Minacce e ricatti continui

Come se non bastasse il manipolatore spesso arriva a minacciare, implicitamente o esplicitamente, la vittima non facendo altro che esasperare ulteriormente la situazione, gettando la donna nello sconforto più totale. 

 

Dopo aver messo in atto tutte le precedenti tattiche, il partner può contare su una cosa: la donna si sente indebolita e completamente smarrita, tanto da cadere nuovamente nel tranello dei ricatti. Pensando di non valere niente e di essere completamente sola e non voluta, la donna non potrà che accettare tutte le condizioni e temere la solitudine più di ogni altra cosa, arrivando a cedere alle minacce e ad accontentare l'abusato in ogni suo desiderio e capriccio.

 

Avv. Fatima Santina Kochtab

 

 

 

 

Alla luce di quanto su esposto risulta utile:

 

 

Hai bisogno di aiuto? Compila il form sottostante o contattami mediante uno dei modi indicati nella sessione "contattami", il team di professioniste dell'associazione Tina Lagostena Bassi sono a tua disposizione per aiutarti nel percorso di fuoriuscita dalla violenza.

Scrivi commento

Commenti: 1
  • #1

    User (venerdì, 15 settembre 2023 18:38)

    Anche gli uomini sono vittime della violenza psicologica