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Al via la Settimana europea per l'uguaglianza di genere, dal 26 al 29 ottobre

Ha avuto inizio lo scorso giovedì 26 ottobre e terminerà giovedì 29 ottobre la prima Settimana europea per l’uguaglianza di genere organizzata dal Parlamento europeo su iniziativa della Commissione per promuovere i diritti della donna e dell’uguaglianza di genere.

 

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In occasione del 25° anniversario della Dichiarazione di Pechino sui diritti delle donne e la parità di genere il Palramento europeo, su iniziativa della Commissione per promuovere i diritti della donna e dell'uguaglianza di genere, ha organizzato la prima Settimana europea per l'uguaglianza di genere dal 26 al 29 ottobre.

 

Per l’occasione tutte le commissioni del Parlamento Europeo sono state invitate a tenere un dibattito, una presentazione, uno scambio di

opinioni o un’audizione sui temi legati alla parità di genere.

 

A molti di questi eventi è associato il Comitato per i diritti della donna il quale terrà un proprio evento giovedì 29 ottobre nel corso del quale saranno presentati anche i risultati dell’indice di uguaglianza di genere 2020.

 

La settimana coincide, infatti, anche con la presentazione dell’ultimo rapporto 2020 elaborato dell’European Institute for Gender Equality (EIGE), l’agenzia indipendente dell’UE che si occupa di monitorare i progressi degli Stati sull’uguaglianza di genere. I progressi compiuti nell’ultimo anno saranno presentati dal direttore dell’Istituto, Carlien Scheele, con un’attenzione particolare alla digitalizzazione nel mondo del lavoro e alle sue conseguenze per l’uguaglianza di genere.

 

Il termine genere o gender nell’espressione “parità di genere”.

 

Colgo l’occasione per cercare di definire e delineare i tratti salienti dell’espressione “parità di genere” avvolte confusa ed impropriamente utilizzata o mal interpretata.

Secondo l’autorevole enciclopedia Treccani per genere si intende: <<Categoria grammaticale esistente nelle lingue indoeuropee, semitiche e in molte altre famiglie linguistiche, alcune delle quali distinguono tre generi, maschile, femminile e neutro (per es., il latino, il greco, il tedesco), altre, come l’italiano e il francese tra le lingue moderne, soltanto due, maschile e femminile; la distinzione del genere, che solo in un ristretto gruppo di sostantivi è connesso con il genere naturale, si manifesta nella declinazione dei sostantivi, dei pronomi e degli aggettivi, e nell’accordo tra essi. Con riferimento alla specie umana, carattere maschile o femminile dell’individuo, anche in senso biografico, sociale, professionale, come nell’espressione identità di genere, con cui s’intende la costellazione di caratteri anatomo-funzionali, psichici, comportamentali che definiscono il genere in sé stesso e in quanto posseduto, accettato e vissuto dall’individuo nella storia familiare da cui proviene e nella società in cui vive >>

 

Il termine deriva dal latino genus e, a partire dall'antico francese gendre diffusosi in inglese nella forma gender viene utilizzato per riferirsi ai ruoli di genere come modelli di relazione, aspettative, vincoli ed opportunità diverse. Il termine "genere" si distingue, pertanto, da sesso, che invece rimanda alla natura biologica del maschile e del femminile e quindi alla dimensione genotipica e fisiologica.

 

Il gender, in altre parole, è la distinzione di genere, in termini di appartenenza all’uno o all’altro sesso, non in quanto basata sulle differenze di natura biologica o fisica ma su componenti di natura sociale, culturale, comportamentale, quindi l'appartenenza a uno dei due sessi dal punto di vista culturale e non biologico.

 

Fu il sessuologo John Money ad introdurre la distinzione terminologica tra sesso biologico (maschio genotipicamente XY/femmina genotipicamente XX) e genere (uomo/donna) come modelli di comportamento nel 1955.Prima del suo lavoro, il termine era usato principalmente per le categorie grammaticali.

 

Tuttavia, il significato corrente della parola non è diventato molto diffuso fino agli anni settanta, periodo in cui alcune autrici femministe come Gayle Rubin hanno approfondito l'analisi relativa alla distinzione tra sesso biologico e costruzione sociale del genere.

 

Oggi la distinzione è rigorosamente rispettata in alcuni contesti, in particolare le scienze sociali e documenti scritti dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

 

Quando si parla di uguaglianza di genere conosciuta anche come parità tra i sessi, parità di genere, uguaglianza sessuale o uguaglianza dei generi, si intende, pertanto, una condizione nella quale le persone ricevono pari trattamenti, con uguale facilità di accesso a risorse e opportunità, indipendentemente dal genere, a meno che non ci sia una valida ragione biologica per un trattamento diversi.

"Genere" diverso da "trasgender"

Cisessuale (o, in inglese, cisgender) è il termine talvolta utilizzato per coloro che si riconoscono pienamente nel sesso assegnato alla nascita e si conformano al relativo ruolo di genere.

 

Mentre, per indicare le diverse condizioni dei transgender e di coloro che, per identità di genere e/o ruolo di genere, non si conformano al sesso o al genere assegnato alla nascita, i movimenti LGBT e alcuni ricercatori hanno proposto diversi termini, alcuni dei quali sono ormai stati ufficialmente accettati dalla American Psychological Association.

 

Tra questi ultimi rientrano il termine “transessuale”, che sta ad indicare una persona che si sta sottoponendo o si è sottoposta a interventi per conformarsi fisicamente alla sua identità di genere, che è diversa rispetto a quella del sesso assegnato alla nascita; Transgenere, termine utilizzato per indicare coloro che presentano una discordanza tra il sesso assegnato alla nascita e la loro identità di genere e/o il loro ruolo di genere.

 

Avv. Fatima Santina Kochtab

 

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